Leggo con piacere che (mi permette di scrivere finalmente?) anche Repubblica sta cominciando a dare voce alla platea dei professionisti intellettuali. Mi rammarica però constatare come il focus di discussione ponga i riflettori soltanto sulle professioni con ordini o collegi che rappresentano solo una parte del mondo professionale italiano (quella tutelata e garantita). Esistono invece moltissime altre professioni che l´ordine non ce l´hanno (e non lo vogliono) che stanno affrontando questo momento di crisi cercando di rinnovarsi per stare sul mercato. Per capirci sono gli archeologi, i biotecnologi, i bibliotecari, i consulenti di formazione, i counselor, gli amministratori di condominio, i pubblicitari, gli informatici, gli optometristi, gli psicomotricisti, i pedagogisti, etc.
Un nucleo di 3,5 milioni di persone che svolgono professioni sicuramente intellettuali, in molti casi più di quelle raggruppate in ordini e collegi, che da anni si battono per chiedere una qulache forma di regolamentazione e di tutela. Peraltro il tavolo convocato dal Ministro Alfano per lo scorso 15 aprile li ha ingiustamente e a priori esclusi dal dibattito sulla riforma delle professioni, mentre per chi conosce la materia, è chiaro che l´ammodernamento del sistema professionale italiano e il recupero della competività del nostro paese non può che passare dalla creazione di una forte sinergia tra ordini ed associazioni.
E' questo il nodo da sciogliere per portare a compimento la riforma, non certo il ripristino o meno delle tariffe obbligatorie (che non penalizzano i giovani, come alcuni sostengono, anzi!) o l'ampiezza della possibilità per il professionista di fare 'pubblicità' o l'eliminazione delle 'lenzuolate Bersani' con il reintegro dei vecchi privilegi.
|